Palazzo Niccolini, sede dell’AEF, è un palazzo storico situato in via Cavour n.37, una delle più importanti vie della città di Firenze. Originariamente si chiamava via Larga degli Spadai per la presenza di numerose botteghe di armaioli che forgiavano spade, ma presto il nome si semplifica in via Larga per uso comune.
In quegli anni, a rendere magnifica la strada era la sua ampiezza rispetto ad altre, come testimonia l'incisione settecentesca di Giuseppe Zocchi. Il nome attuale deriva da Camillo Benso conte di Cavour, personaggio centrale nella storia italiana, che contribuì in maniera fondamentale all’unificazione dello Stato italiano. Morì qualche mese dopo la proclamazione del Regno d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861 e, sulla scia della commozione e dell’entusiasmo patriottico, il 27 giugno dello stesso anno, il marchese Ferdinando Bartolommei, gonfaloniere di Firenze, propose di intitolargli quella che fino ad allora si chiamava via Larga.
I più antichi proprietari di Palazzo Niccolini furono i membri della famiglia Salvatici che lo eressero su tre precedenti case. La proprietà cambiò più volte nel corso dei secoli: nel 1755 Ippolito Scaramucci acquistò il palazzo, nel 1794 passò ai Borghi, i cui discendenti nel 1850 lo vendettero ad Alessandro Tognozzi-Moreni, che apparteneva a una famiglia nobilitata alla fine del ‘700. I discendenti dei Tognozzi-Moreni lo cedettero nel 1940 alla società Manetti&Roberts.
La facciata del palazzo è a intonaco e si sviluppa su quattro piani organizzati su sei assi. Al piano terra, il prospetto appare asimmetrico e il portone in posizione decentrata. Le tre finestre, protette da grate, conservano un’elegante cornice a rilievo di disegno settecentesco.
Nei palazzi storici fiorentini il primo piano era detto “piano nobile”: qui i proprietari ricevevano gli ospiti e tenevano balli e banchetti. Nel “nostro” Palazzo Niccolini le quattro finestre centrali del piano nobile sono incoronate da un timpano triangolare, mentre le due estreme da timpano semicircolare. Le finestre dei piani superiori hanno un decoro diverso. Sulla facciata si notano due stemmi: uno scudo in pietra con l’emblema della famiglia Salvatici, ed uno scudo in terracotta riferibile alla famiglia Tognozzi-Moreni.
Il palazzo è intitolato a Giovan Battista Niccolini, famoso tragediografo nato nel 1782 in provincia di Pisa e morto qui, come riporta l’iscrizione che si trova sulla facciata. Giovane di sentimenti repubblicani ed anticlericali, compose tragedie di carattere politico che avevano un unico scopo: la condanna della tirannia, soprattutto quella teocratica. Nacque in una famiglia povera ma, grazie al suo talento, fu protetto dalla Principessa Elisa, regina d’Etruria, ed ottenne il posto di segretario all’Accademia di Belle Arti a Firenze. La sua prima opera drammatica fu Polissena, pubblicata nel 1810, a cui seguirono Edipo, I Sette a Tebe, Agamennone e Medea.
A Giovan Battista Niccolini è dedicato anche il Teatro del Cocomero, attualmente Teatro Niccolini, situato nella via Ricasoli e prospiciente il Duomo e la via Niccolini a Firenze. La tomba di Niccolini si trova nel Pantheon dei fiorentini, cioè la Basilica di Santa Croce: è un sepolcro monumentale, con una imponente scultura in marmo di Pio Fedi, che raffigura la Statua della Libertà della Poesia. È proprio a questo monumento che si ispirò lo scultore francese Bartholdi, per la famosissima Statua della Libertà di New York.
Conoscere la storia del nostro Palazzo Niccolini, sede di AEF, non sarebbe stato possibile senza l’aiuto prezioso e lo studio approfondito di Martina Massimilla, giovane e appassionata archivista. Grazie da tutti noi per averci fatto conoscere questo pezzo di storia e averci reso ancora più consapevoli della fortuna che abbiamo di studiare, lavorare e soprattutto vivere ogni giorno all’interno di questo meraviglioso Palazzo!